Il personaggio della Mirandolina

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Mirandolina riesce ad ammaliare i personaggi maschili della commedia: all'inizio il Marchese di Forlipopoli ed il Conte d'Albafiorita , che rappresentano rispettivamente la nobiltà decadente e la borghesia da poco affermatasi e arricchitasi. Solo il Cavaliere di Ripafratta sembra resisterle, e Mirandola si applica con tutta la sua arte della seduzione per soggiogarlo al suo fascino.
Con Mirandolina il personaggio della servetta caro alla Commedia dell'Arte , che si rifà propriamente alla maschera di Colombina , evolve da stereotipo a personaggio a tutto tondo, caratterizzato da un volto e personalità ben definite: donna lavoratrice (a differenza degli agiati nobili) e padrona del suo destino (sebbene smentito dal matrimonio finale con Fabrizio , frutto di una promessa della donna al padre), permette una rivalutazione della figura femminile sulla scena e del ruolo dell'attrice stessa, impegnata forse in un lavoro di interpretazione più profondo rispetto a Colombina .
La figura femminile ne La locandiera è l'evoluzione di un prototipo di donna nuova già presentato in commedie quali La donna di garbo, La vedova scaltra e La castalda, dove la servetta scaltra acquisisce un'arma potente: la parola intelligente, con la quale cambiare le sorti della vicenda narrata.
È proprio dell'arte della parola, caratteristica considerata appannaggio del gentil sesso, che Mirandolina si avvale come "arma" per il soddisfacimento del proprio piacere personale: i lunghi monologhi le servono, inoltre, per palesare al pubblico le proprie idee ma anche per guadagnarsene le simpatie, visto che incarna un prototipo femminile desueto per l'epoca.
« Uh, che mai ha detto! L'eccellentissimo signor Marchese Arsura mi sposerebbe? Eppure, se mi volesse sposare, vi sarebbe una piccola difficoltà. Io non lo vorrei. Mi piace l'arrosto, e del fumo non so che farne. Se avessi sposati tutti quelli che hanno detto volermi, oh, avrei pure tanti mariti! Quanti arrivano a questa locanda, tutti di me s'innamorano, tutti mi fanno i cascamorti; e tanti e tanti mi esibiscono di sposarmi a dirittura. E questo signor Cavaliere, rustico come un orso, mi tratta sì bruscamente? Questi è il primo forestiere capitato alla mia locanda, il quale non abbia avuto piacere di trattare con me. Non dico che tutti in un salto s'abbiano a innamorare: ma disprezzarmi così? è una cosa che mi muove la bile terribilmente. È nemico delle donne? Non le può vedere? Povero pazzo! Non avrà ancora trovato quella che sappia fare. Ma la troverà. La troverà. E chi sa che non l'abbia trovata? Con questi per l'appunto mi ci metto di picca. Quei che mi corrono dietro, presto presto mi annoiano. La nobiltà non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo. Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne. A maritarmi non ci penso nemmeno; non ho bisogno di nessuno; vivo onestamente, e godo la mia libertà. Tratto con tutti, ma non m'innamoro mai di nessuno. Voglio burlarmi di tante caricature di amanti spasimati; e voglio usar tutta l'arte per vincere, abbattere e conquassare quei cuori barbari e duri che son nemici di noi, che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura. »
(La Locandiera, Atto I, Scena IX)

Importante è anche il luogo d'azione del personaggio: in quanto donna, Mirandolina ha dalla sua lo spazio d'azione della locanda, ossia le mura domestiche. Non ci è dato sapere della sua vita al di fuori delle mura, né si prevede un futuro che possa portarla fuori dalla sua condizione di locandiera, alla conquista di una rivalsa sociale tramite il matrimonio con un qualsiasi blasonato.

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Eleonora Duse interpreta la Mirandolina, 1891

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