Il Conte d'Albafiorita

Ricco borghese che si è comprato una carica nobiliare.
Di origini napoletane è ospite nella locanda di Mirandolina da molti mesi ed è anche lui innamorato della proprietaria tanto quanto il Marchese, di cui è acerrimo rivale.
Emblema di una borghesia da poco arricchitasi e affermatasi, le sue origini non nobili sono continuamente derise e prese di mira dal Marchese: nella prima scena della commedia quando il Conte afferma «Ed io sono il Conte d’Albafiorita» il Marchese subito sottolinea «Sì conte, Contea comprata» non riuscendo però a mettere in difficoltà il Conte poiché questi sostiene «Io ho comprata la Contea, quando voi avete venduto il Marchesato».
Essi aprono dunque la commedia con un’accesa querela che vede da una parte la nobiltà in rovina del Marchese e dall’altra la ricca borghesia da poco affermatasi del Conte. Ma non è questa la diatriba principale che lega Marchese e Conte: entrambi amano Mirandolina e pretendono corrispondenza il primo come tributo alla sua nobiltà, il secondo come una ricompensa alle sue attenzioni. Mentre il Marchese offre alla locandiera protezione, il Conte la ricopre di regali ed è pronto a donarle trecento scudi in caso ella si sposasse.
Numerosi e costosi sono i regali che il Conte fa a Mirandolina: le dona orecchini e a seguire un piccolo gioiello entrambi di diamanti. Riassumendosi, egli stesso dice: «Io non apprezzo quel che vale, ma quel che si può spendere», e sempre nel primo atto, a seguire la disputa sul merito della nobiltà, aggiunge «Io non levo il merito alla nobiltà, ma sostengo, per cavarsi dei capricci, vogliono esser denari». Nella sesta scena del primo atto sottovoce sussurra a Mirandolina, dopo averle consigliato di mandar via il Cavaliere, promettendo di pagare lui stesso, «Sentite, mandate via anche il Marchese, ché pagherò io».
Parlando di Mirandolina la definisce «veramente amabile» e «adorabile», poiché «è bella, parla bene, veste con pulizia, è di ottimo gusto».