Atto III · Scena XX

Promessa di fedeltà di Mirandolina. Ella chiede inoltre ai 2 nobili rimasti di trovarsi un'altra locanda.

SERVITORE: Signora padrona, prima di partire son venuto a riverirvi. 
MIRANDOLINA: Andate via? 
SERVITORE: Sì. Il padrone va alla Posta. Fa attaccare: mi aspetta colla roba, e ce ne andiamo a Livorno. 
MIRANDOLINA: Compatite, se non vi ho fatto... 
SERVITORE: Non ho tempo da trattenermi. Vi ringrazio, e vi riverisco. (Parte.) 
MIRANDOLINA: Grazie al cielo, è partito. Mi resta qualche rimorso; certamente è partito con poco gusto. Di questi spassi non me ne cavo mai più. 
CONTE: Mirandolina, fanciulla o maritata che siate, sarò lo stesso per voi. 
MARCHESE: Fate pure capitale della mia protezione. 
MIRANDOLINA: Signori miei, ora che mi marito, non voglio protettori, non voglio spasimanti, non voglio regali. Sinora mi sono divertita, e ho fatto male, e mi sono arrischiata troppo, e non lo voglio fare mai più. Questi è mio marito... 
FABRIZIO: Ma piano, signora... 
MIRANDOLINA: Che piano! Che cosa c'è? Che difficoltà ci sono? Andiamo. Datemi quella mano. 
FABRIZIO: Vorrei che facessimo prima i nostri patti. 
MIRANDOLINA: Che patti? Il patto è questo: o dammi la mano, o vattene al tuo paese. 
FABRIZIO: Vi darò la mano... ma poi... 
MIRANDOLINA: Ma poi, sì, caro, sarò tutta tua; non dubitare di me ti amerò sempre, sarai l'anima mia. 
FABRIZIO: Tenete, cara, non posso più. (Le dà la mano.) 
MIRANDOLINA: (Anche questa è fatta). (Da sé.) 
CONTE: Mirandolina, voi siete una gran donna, voi avete l'abilità di condur gli uomini dove volete. 
MARCHESE: Certamente la vostra maniera obbliga infinitamente. 
MIRANDOLINA: Se è vero ch'io possa sperar grazie da lor signori, una ne chiedo loro per ultimo. 
CONTE: Dite pure. 
MARCHESE: Parlate. 
FABRIZIO: (Che cosa mai adesso domanderà?). (Da sé.) 
MIRANDOLINA: Le supplico per atto di grazia, a provvedersi di un'altra locanda. 
FABRIZIO: (Brava; ora vedo che la mi vuol bene). (Da sé.) 
CONTE: Sì, vi capisco e vi lodo. Me ne andrò, ma dovunque io sia, assicuratevi della mia stima. 
MARCHESE: Ditemi: avete voi perduta una boccettina d'oro? 
MIRANDOLINA: Sì signore. 
MARCHESE: Eccola qui. L'ho ritrovata, e ve la rendo. Partirò per compiacervi, ma in ogni luogo fate pur capitale della mia protezione. 
MIRANDOLINA: Queste espressioni mi saran care, nei limiti della convenienza e dell'onestà. Cambiando stato, voglio cambiar costume; e lor signori ancora profittino di quanto hanno veduto, in vantaggio e sicurezza del loro cuore; e quando mai si trovassero in occasioni di dubitare, di dover cedere, di dover cadere, pensino alle malizie imparate, e si ricordino della Locandiera.

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