Atto I · Scena XXI

Il Marchese incontra le false dame e Mirandolina e mentre conversano regala alla locandiera un fazzoletto di seta.

MARCHESE: È permesso? Si può entrare?  
ORTENSIA: Per me è padrone.  
MARCHESE: Servo di lor signore.  
DEJANIRA: Serva umilissima.  
ORTENSIA: La riverisco divotamente.  
MARCHESE: Sono forestiere? (A Mirandolina.)  
MIRANDOLINA: Eccellenza sì. Sono venute ad onorare la mia locanda.  
ORTENSIA: (È un'Eccellenza! Capperi!), (Da sé.)  
DEJANIRA: (Già Ortensia lo vorrà per sé). (Da sé.)  
MARCHESE: E chi sono queste signore? (A Mirandolina.)  
MIRANDOLINA: Questa è la Baronessa Ortensia del Poggio, e questa la Contessa Dejanira dal Sole.  
MARCHESE: Oh compitissime dame!  
ORTENSIA: E ella chi è, signore?  
MARCHESE: Io sono il Marchese di Forlipopoli.  
DEJANIRA: (La locandiera vuol seguitare a far la commedia). (Da sé.)  
ORTENSIA: Godo aver l'onore di conoscere un cavaliere così compito.  
MARCHESE: Se vi potessi servire, comandatemi. Ho piacere che siate venute ad alloggiare in questa locanda. Troverete una padrona di garbo.  
MIRANDOLINA: Questo cavaliere è pieno di bontà. Mi onora della sua protezione.  
MARCHESE: Sì, certamente. Io la proteggo, e proteggo tutti quelli che vengono nella sua locanda; e se vi occorre nulla, comandate.  
ORTENSIA: Occorrendo, mi prevarrò delle sue finezze.  
MARCHESE: Anche voi, signora Contessa, fate capitale di me.  
DEJANIRA: Potrò ben chiamarmi felice, se avrò l'alto onore di essere annoverata nel ruolo delle sue umilissime serve.  
MIRANDOLINA: (Ha detto un concetto da commedia). (Ad Ortensia.)  
ORTENSIA: (Il titolo di Contessa l'ha posta in soggezione). (A Mirandolina.)  
  (Il Marchese tira fuori di tasca un bel fazzoletto di seta, lo spiega, e finge volersi asciugar la fronte.)  
MIRANDOLINA: Un gran fazzoletto, signor Marchese!  
MARCHESE: Ah! Che ne dite? È bello? Sono di buon gusto io? (A Mirandolina.)  
MIRANDOLINA: Certamente è di ottimo gusto.  
MARCHESE: Ne avete più veduti di così belli? (Ad Ortensia.)  
ORTENSIA: È superbo. Non ho veduto il compagno. (Se me lo donasse, lo prenderei). (Da sé.)  
MARCHESE: Questo viene da Londra. (A Dejanira.)  
DEJANIRA: È bello, mi piace assai.  
MARCHESE: Son di buon gusto io?  
DEJANIRA: (E non dice a' vostri comandi). (Da sé.)  
MARCHESE: M'impegno che il Conte non sa spendere. Getta via il denaro, e non compra mai una galanteria di buon gusto.  
MIRANDOLINA: Il signor Marchese conosce, distingue, sa, vede, intende.  
MARCHESE (piega il fazzoletto con attenzione): Bisogna piegarlo bene, acciò non si guasti. Questa sorta di roba bisogna custodirla con attenzione. Tenete. (Lo presenta a Mirandolina.)  
MIRANDOLINA: Vuole ch'io lo faccia mettere nella sua camera?  
MARCHESE: No. Mettetelo nella vostra.  
MIRANDOLINA: Perché... nella mia?  
MARCHESE: Perché... ve lo dono.  
MIRANDOLINA: Oh, Eccellenza, perdoni...  
MARCHESE: Tant'è. Ve lo dono.  
MIRANDOLINA: Ma io non voglio.  
MARCHESE: Non mi fate andar in collera.  
MIRANDOLINA: Oh, in quanto a questo poi, il signor Marchese lo sa, io non voglio disgustar nessuno. Acciò non vada in collera, lo prenderò.  
DEJANIRA: (Oh che bel lazzo!). (Ad Ortensia.)  
ORTENSIA: (E poi dicono delle commedianti). (A Dejanira.)  
MARCHESE: Ah! Che dite? Un fazzoletto di quella sorta, l'ho donato alla mia padrona di casa. (Ad Ortensia.)  
ORTENSIA: È un cavaliere generoso.  
MARCHESE: Sempre così.  
MIRANDOLINA: (Questo è il primo regalo che mi ha fatto, e non so come abbia avuto quel fazzoletto). (Da sé.)  
DEJANIRA: Signor Marchese, se ne trovano di quei fazzoletti in Firenze? Avrei volontà d'averne uno compagno.  
MARCHESE: Compagno di questo sarà difficile; ma vedremo.  
MIRANDOLINA: (Brava la signora Contessina). (Da sé.)  
ORTENSIA: Signor Marchese, voi che siete pratico della città, fatemi il piacere di mandarmi un bravo calzolaro, perché ho bisogno di scarpe.  
MARCHESE: Sì, vi manderò il mio.  
MIRANDOLINA: (Tutte alla vita; ma non ce n'è uno per la rabbia). (Da sé.)  
ORTENSIA: Caro signor Marchese, favorirà tenerci un poco di compagnia.  
DEJANIRA: Favorirà a pranzo con noi.  
MARCHESE: Sì, volentieri. (Ehi Mirandolina, non abbiate gelosia, son vostro, già lo sapete).  
MIRANDOLINA: (S'accomodi pure: ho piacere che si diverta). (Al Marchese.)  
ORTENSIA: Voi sarete la nostra conversazione.  
DEJANIRA: Non conosciamo nessuno. Non abbiamo altri che voi.  
MARCHESE: Oh care le mie damine! Vi servirò di cuore.  

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